«FIRENZE, TRASFERITO DALLA DIA IL POLIZIOTTO CHE HA INDAGATO SU BERLUSCONI E DELL’UTRI

IL PM: “ERA PREFERIBILE CHE L’AVVICENDAMENTO AVVENISSE IN UNA FASE SUCCESSIVA”» di Luca Serranò

Il superpoliziotto deve lasciare l’incarico. E l’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi perde un pezzo importante. Il caso è quello di Francesco Nannucci, fino a pochi giorni fa capo centro della Dia di Firenze e tra i più apprezzati investigatori che nel corso degli anni si sono succeduti nell’indagine infinita sugli attentati del ’93-’94. Un’indagine che a inizio luglio era approdata a un possibile punto di svolta, con le perquisizioni a carico di Marcello Dell’Utri scattate anche per via di alcune intercettazioni che avrebbero documentato il patto di ferro – accompagnato da abbondanti elargizioni di denaro – tra l’ex senatore e Silvio Berlusconi.

Il lavoro di Nannucci non è però bastato a spingere il Dipartimento di pubblica sicurezza a prorogare il mandato (che scadeva proprio in questi giorni), e il cambio di guardia si è materializzato: il superpoliziotto è stato trasferito a Lucca (la comunicazione è arrivata proprio a metà luglio) come vicario del questore, al suo posto, da ieri, si è insediato il colonnello dei carabinieri Alfonso Pannone.

“Normale avvicendamento a conclusione del mandato”, si limita a commentare Nannucci. Più diretto il procuratore aggiunto Luca Tescaroli, titolare dell’inchiesta insieme con il procuratore facente funzioni Luca Turco e il pm Lorenzo Gestri: “Posso solo esprimere la gratitudine del nostro ufficio per il contributo che ha dato in questi anni, certo sarebbe stato preferibile che l’avvicendamento avvenisse in una fase successiva, e non mentre le indagini sono ancora in corso. Ci auguriamo che chi verrà dopo di lui possa fornire lo stesso tipo collaborazione, anche se ci rendiamo conto che non sia semplice per chi viene da fuori entrare in una indagine così complessa. Non spetta a noi decidere su questi temi, possiamo solo prendere atto della decisione. A Nannucci – conclude – va il mio ringraziamento anche per l’impegno che ha riversato per potenziare le attività legate alle misure di prevenzione”.

Pisano di origine, laureato a Firenze, Nannucci ha diretto nel corso degli anni importanti inchieste proprio in tema di criminalità organizzata. Da capo della squadra mobile di Prato (incarico ricoperto fino al 2018) ha diretto tra le altre l’indagine China Truck, la prima a rivelare i portentosi traffici e i canali di riciclaggio della mafia cinese con base in Toscana.

Nominato capo centro Dia, ha raccolto le sollecitazioni della procura e avviato un impressionante lavoro di ricerca a ritroso, riprendendo in mano vecchi fascicoli e testimonianze per valorizzare anche il più piccolo spunto. Un patrimonio di conoscenze che ha permesso di aprire nuovi fronti, a partire proprio dal ruolo che pezzi deviati dello Stato avrebbero avuto nella campagna stragista, ma su cui gli inquirenti non potranno più contare.

Tra gli atti firmati dall’ex capo centro Dia anche un’informativa – depositata nei mesi scorsi – a corredo della relazione tecnica sui presunti “innesti finanziari” che tra febbraio 1977 e dicembre 1980 avrebbero dato vita alla Fininvest. Sotto i riflettori 70 miliardi e mezzo di lire di origine non decifrabile, versati in gran parte in contanti e legati a una serie di acquisizioni di società (da parte della Fininvest) tutte ricapitalizzate pochi mesi prima della cessione per miliardi di lire, e i rapporti economici fra Berlusconi e lo stesso Dell’Utri: versamenti per decine di milioni di euro (28 milioni solo dal 2012 al 2021, tra cui 20,9 milioni per comprare una villa di proprietà dell’ex senatore), senza apparente motivazione.

Nella sua nota, Nannucci aveva collegato quelle somme “a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto”, per aver “pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”. In questo contesto era spuntata anche una intercettazione a Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri: “ritiene di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi”, si legge nella nota.

Oggi, intanto, a Firenze è in programma l’udienza davanti a tribunale del riesame sul caso Baiardo, il factotum dei fratelli Graviano accusato di calunnia ai danni del giornalista Massimo Giletti (cui nei mesi scorsi è stata chiusa la trasmissione Non è L’Arena) e di favoreggiamento nei confronti di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Il tribunale dovrà decidere sulla richiesta di arresto – negata dal gip – presentata dai pm fiorentini.

Secondo le accuse Salvatore Baiardo si sarebbe speso in favore di Berlusconi e Dell’Utri, arrivando a screditare i collaboratori di giustizia che nell’inchiesta sulle stragi avevano fatto riferimento ai due politici. Avrebbe inoltre creato un falso alibi per collocare Graviano il 19 luglio 1992 ad Omegna, e fornito false indicazioni sui veri motivi dell’incontro avuto il 14 febbraio 2011 con Paolo Berlusconi, fratello del Cavaliere. C’è poi il caso della foto che lo stesso fiancheggiatore dei Graviano avrebbe mostrato a Giletti, e che ritrarrebbe il defunto leader di Forza Italia accanto al boss e al generale dei carabinieri Francesco Delfino. Baiardo aveva negato di aver mostrato quella foto al giornalista, salvo poi essere smentito dalle intercettazioni.

(da “repubblica.it” https://firenze.repubblica.it/cronaca/2023/09/05/news/firenze_trasferito_dia_poliziotto_indagini_berlusconi_dellutri-413312602/)