“Montante”, le motivazioni della sentenza d’Appello

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha depositato le motivazioni della sentenza che, tra gli altri, ha condannato Antonello Montante a 8 anni di carcere.

L’8 luglio del 2022, dopo nove ore di camera di consiglio, la Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Andreina Occhipinti, a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta, ha condannato l’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, a 8 anni di carcere, ovvero 6 anni in meno dei 14 inflitti in primo grado. E poi 5 anni di reclusione sono stati inflitti a Diego Di Simone, responsabile della sicurezza di ConfIndustria ed ex ispettore della Squadra Mobile di Palermo, e poi 3 anni e 6 mesi al sostituto commissario alla Questura di Palermo, Marco De Angelis. Sono stati assolti Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, e il questore Andrea Grassi, ex funzionario del Servizio centrale operativo della Polizia, al quale è stata contestata solo una fuga di notizie. Ebbene, i giudici di secondo grado hanno appena depositato le motivazioni della sentenza, e tra l’altro hanno scritto: “Antonello Montante aveva attivato la sua rete di complici che gli consentivano di accedere alle banche dati della Polizia per ottenere informazioni. Il primo appartenente a questa rete era Diego Di Simone, già appartenente alla polizia di Stato, assunto, su segnalazione di Montante, dalla ‘Aedificatio Spa’, una società che svolgeva servizi di sicurezza per ConfIndustria nazionale. Di Simone, che non poteva più accedere alla banca dati, si serviva di Marco De Angelis, in servizio alla Squadra Mobile di Palermo. Molti dei dati rinvenuti nella ‘stanza segreta’ dell’abitazione di Montante provenivano da questa attività di accesso illecito”. E poi i magistrati più nel dettaglio aggiungono: “Montante raccoglieva informazioni e le custodiva riservandosene l’uso. Ciò era noto nella sua cerchia e tra le persone a lui vicine. L’uso che ne avrebbe potuto fare era chiaro. Plurime fonti riferiscono che egli, Montante, si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all’uso”. E poi ancora: “Il 15 giugno 2012 fu nominato direttore dell’Aisi (i Servizi segreti civili) il generale Arturo Esposito, con il quale Montante aveva un solido rapporto tale da trovare nei Servizi un canale di informazioni sulle indagini a suo carico. In contesti per nulla occulti o riservati era nota la capacità di influenza di Montante nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici non solo del territorio locale ma della Regione e del Paese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa. Dietro la coltre fumosa della locuzione “Sistema Montante” si perdono i percorsi che conducono ai più qualificati appoggi dei settori politici, istituzionali ed economici che hanno reso Montante una figura strategica con un ruolo di fatto e informale non classificabile nelle ordinarie e più trasparenti categorie della politica, dell’economia e delle istituzioni. E’ un ruolo che egli avrebbe potuto assicurarsi solo se in sede locale fosse stato in grado di far leva su un suo personale potere di influenza, di condizionamento o di ricatto nelle dinamiche del territorio, e che, proiettato in sede nazionale (e non solo), non poteva che trovare origine nella corrispondenza strategica tra il suo operato e altri interessi e obiettivi. Egli poteva mostrare la solida legittimazione a livello locale vantando il consenso delle autorità e delle rappresentanze sul territorio. E a livello locale poteva guadagnare il consenso delle autorità e delle rappresentanze sul territorio vantando l’appoggio dei vertici politici e istituzionali a livello nazionale. Egli, peraltro, nel suo interrogatorio, cercando di ridimensionare le sue indubbie abilità politico-relazionali, ha sostenuto di essere stato indotto ad assumere il ruolo che gli veniva riconosciuto dalle autorità”.

teleacras angelo ruoppolo