Castelvetrano: la relazione Bindi e la sindrome della sabbia

Rosy Bindi , il caso Castelvetrano e la trasformazione dell’Antimafia nel santuario, “delle cose che non si possono dire per non rovinare amici politici”

Relazioni ed accuse pesanti finite nel cassetto della sabbia? Chi aveva interesse ad insabbiare quelle carte? Non parlano più di quel periodo neanche i giornalisti paladini dell’antimafia

 

Rosy Bindi , nel 2017 , presentava la sua relazione su Castelvetrano, la massoneria locale e l’agglomerato mafioso riconducibile al boss Matteo Messina Denaro,  alla commissione  antimafia e alla stampa. Disse tra le varie affermazioni esternate su Castelvetrano che :” mafia e massoneria deviata sono infiltrati anche nello Stato. Castelvetrano, è un luogo dove questi interessi si sono spesso intrecciati con finalità occulte” .

Da allora tutto tace. Nessuna inchiesta politico- giornalistica  castelvetranese di quel periodo storico,  è finita nelle aule giudiziarie. Perchè? . Eppure la relazione a firma del prefetto Priolo non era acqua fresca .

Ricordiamo cosa scrisse il prefetto Priolo  a seguito degli accertamenti delle Forze di Polizia.

«…venne in luce a Castelvetrano la elevata presenza di iscritti alla massoneria tra gli assessori (quattro su cinque), tra i consiglieri comunali (sette su trenta) e tra i dirigenti e i dipendenti comunali ,in un ambito territoriale, quello di Castelvetrano, nel quale veniva segnalata  la presenza di ben sei logge massoniche sulle sedici operanti nell’intera provincia.

corriamo cosa scrive, dunque, il prefetto Priolo  a seguito degli accertamenti delle Forze di Polizia.

«…venne in luce la elevata presenza di iscritti alla massoneria tra gli assessori (quattro su cinque), tra i consiglieri comunali (sette su trenta) e tra i dirigenti e i dipendenti comunali – si legge nella relazione – in un ambito territoriale, quello di Castelvetrano, nel quale veniva segnalata  la presenza di ben sei logge massoniche sulle sedici operanti nell’intera provincia».

 Sempre il prefetto Priolo nella relazione su Castelvetrano  :«…L’intreccio di interessi tra mafia e massoneria in Sicilia è stato oggetto di numerose inchieste giudiziarie sin dagli anni Ottanta  e di altrettanto vasta storiografia e inchieste giornalistiche; in questa sede non è sicuramente valutabilese non in termini di supposizioni, ovvero di ragionevoli “presunzioni”, la possibile comunanza di interessi tra organizzazioni (quella massonica e quella mafiosa) che fanno, o facevano, della segretezza, una regola rigida ed inderogabile.

 

Non ci vuole molto a capire 

 

 

 Rosy Bindi fece tesoro della relazione prefettizia . l’ex presidente fece  finire  tutto sulla stampa nazionale , richiamando anche l’attenzione di testate internazionali. Con le  dimissioni dell’ex sindaco Errante e con l’operazione “Artemisia” ogni cosa si blocca ? Troppo poco rispetto al fuoco d’artiglieria sparato su Castelvetrano. Anni di relazioni, articoli di stampa , di libri pubblicati e in galera per mafia dentro il comune? Nessuno. E le accuse di Priolo?

Politica o vera voglia di verità?

La relazione Bindi , costruita con quel prefetto già quasi pensione, puntava il dito a margine dello scioglimento  per mafia del comune di Castelvetrano , sul presunto  sistema politico e mafioso del paese di Matteo Messina Denaro, esistente  almeno secondo la relazione, fino all’arrivo degli ispettori nella primavera del 2017. 

La Bindi disse  all’epoca , cose molto pesanti. Che fine ha fatto quella relazione? Che fine hanno fatto le relazioni degli ispettori mandati da Minniti con tutti gli omissis?

Per Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia del tempo, “Castelvetrano non era una citta’ come tutte le altre” . Fece intendere che -Mafia e massoneria erano in collegamento attraverso un sistema di potere-. “La vicenda di Castelvetrano-ribadì l’ex presidente all’epoca dei fatti “e’  a dir poco inquietante“. Era il giugno del 2017. Cosa è  cambiato in  questi anni?  Ancora tutto tace. Gli intoccabili  dentro il comune nell’ambito burocratico sono sempre più intoccabili. Come se non avessero mai visto o saputo nulla sugli affari comunali degli ultimi 20 anni

 Sempre nel 217, in una intervista la Bindi affermò senza peli sulla lingua che Mafia e Massoneria deviata sono infiltrate nello Stato e interferiscono con la giustizia”.   

L’ex presidente del PD, disse che a Castelvetrano , ex sindaci della seconda Repubblica, avevano avuto rapporti con la famiglia locale mafiosa. Fece alcuni nomi che generarono anche  molte polemiche. Sottolineo in modo piccato che la città dii Castelvetrano, aveva tanti aspetti oscuri e  diversi politici che si erano relazionati  nel tempo con ambienti mafiosi locali. Citò un ex sindaco che aveva preso la tessera del PD da pochi mesi suscitandone una reazione  pubblica che ancora aspetta risposta

Sono molti  in città coloro che vorrebbero conoscere quei nomi coperti dagli omissis . Togliere i segreti  e capire. Da allora , se si esclude l’operazione “Artemisia”  che contiene  reati non legati alla mafia locale ma  per alcuni imputati ,di corruzione e per altri  di associazioni segrete vietate dalla legge Anselmi, ad oggi non ci sono processi o indagini su quello che la relazione ha pubblicamente denunciato . Di gente sotto inchiesta, per reati mafiosi , tra quelli che hanno comandato per anni in città dentro il comune, non ne conosciamo.

l’ex deputato, Lo Sciuto e l’ex sindaco Errante non sono accusati  di reati  tipo mafioso. Dopo tutte quelle inchieste , relazioni e l’ intenso  frastuono mediatico non si capisce perchè , ad oggi , non ci sia neanche un indagato per quella pesante relazione della commissione antimafia che era collegata alle altre pesanti relazioni  fatte  dal Prefetto  dell’epoca e dagli ispettori inviati  dall’ex Ministro PD, Minniti.

Molti cittadini aspettano ancora  di capire cosa sia successo veramente al comune di Castelvetrano. Almeno sapere la verità e conoscere i trucchi degli ultimi 20 anni. Si perchè i “trucchi” ci sono stati. Sono ampiamente dimostrati dallo stato generale del comune e della città che poi sarà assegnata dall’elettorato al sindaco grillino, Alfano . La  città oggi   è distrutta e il cittadino onesto  vuole sapere chi sono stati i colpevoli. Il 2023 segna l’anno della crisi più profonda per la città che ha dato i natali al boss Messina Denaro e anche un posto al cimitero.   La gente non vuole più chiacchiere ma condanne se ci sono stati dei delinquenti.

 

I misteri rimangono e anche i furbi che si sono arricchiti

Ci  Piacerebbe sapere come è stato gestito il piano regolatore di Castelvetrano fatto negli anni 90  e come sono state date tante licenze e autorizzazioni a soggetti finiti in carcere per reati mafiosi e condannati con sentenze definitive.  Ci piacerebbe sapere come sono stati gestiti i grandi appalti del comune nel corso dei decenni e non le miserie di cui spesso si è parlato. Ci piacerebbe sapere chi si è arricchito alle spalle dei castelvetranesi perbene ,usando la giacca comunale. Ci piacerebbe capire perchè dell’intera giunta Errante , molti assessori e consiglieri  di maggioranza non hanno mai subito critiche o indagini. Eppure , l’intera maggioranza per anni ha condiviso con l’ex sindaco delibere e provvedimenti. E il dubbio può essere esteso anche al passato amministrativo

Ci sono molti punti oscuri nella gestione del comune rimasti nel vuoto e che aspettavano la luce della verità tramite l’intervento dello Stato

Non si possono dimenticare le parole di Rosy Bindi.

Castelvetrano  venne considerata città ad alto tasso mafioso e massonico. Nel dossier conclusivo della commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi vennero fatte denunce molto precise . E’  stato dato seguito alle relazioni?.  Appare chiaro, dalle pesanti affermazioni della Bindi che, il periodo sotto osservazione  non era solo quello della Giunta Errante e quindi , di lavoro investigativo ne abbonda

Ancora molti aspettano  la verità sulle tante speculazioni immobiliari e urbanistiche e capire chi sono i responsabili del grande sfascio finito proprio con i commissari. Eppure, a distanza di tanti anni, tranne i copiosi articoli e quintali di sospetti  su alcuni,  non vi è,  tra i politici e tra i funzionari, che hanno dominato nel comune di Castelvetrano con” pieni poteri” e per anni, un solo indagato per associazione mafiosa o concorso esterno. 

“Cosa Nostra siciliana e la ‘ndrangheta calabrese- si disse- da tempo immemorabile e costantemente fino ai nostri giorni nutrono e coltivano un accentuato interesse nei confronti della massoneria”.

Lo scriveva la Commissione Antimafia nella relazione della presidente Rosy Bindi.”Da parte delle associazioni massoniche si è registrata una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia. Sono i casi, certamente i più ricorrenti, in cui si riscontra una forma di mera tolleranza che si rivelano i più preoccupanti”.

Il tema del rapporto tra mafia e massoneria  di Castelvetrano,“affiora”,in modo ricorrente nelle inchieste giudiziarie degli ultimi decenni, con una intensificazione nei tempi più recenti . Chi ha veramente favorito la mafia locale facendola godere di tanti diritti non meritati? Solo Giambalvo ? L’ex consigliere  che è rimasto due mesi in consiglio è stato pure assolto. Non è credibile questo punto investigativo sul vero potere che ha gestito la città. Lo dicono i documenti e gli atti amministrativi . Basta cercarli.  E’ evidente che la relazione Bindi avrà messo le mani su qualcosa di grosso e forse a qualche “furbetto” non è piaciuta. 

La relazione antimafia  della Bindi precisa , per l’occasione,  che l’argomento  Castelvetrano è emerso con particolare rilevanza in occasione della missione effettuata a Palermo e a Trapani dalla stessa Commissione nel luglio 2016.

In quell’occasione è stato ripetutamente affrontato il tema del rapporto tra Cosa nostra e la massoneria in Sicilia anche in relazione alla vicenda dell’appartenenza a logge massoniche di alcuni assessori del comune di Castelvetrano (Tp) luogo di origine del noto latitante Matteo Messina Denaro”.

Nel documento si ricorderà che, nel trapanese, sono presenti 200 “fine pena” già detenuti per reati di mafia e di traffico di stupefacenti che, scontata la pena, ora sono in stato di libertà. Nel comune di Castelvetrano insistono 6 logge massoniche su 19 che operano nell’intera provincia di Trapani e nell’amministrazione comunale della cittadina, nel 2016, 4 su 5 assessori erano iscritti alla massoneria e 7 su 30 tra i consiglieri. Nella relazione si evidenzia anche che i fatti di Castelvetrano fanno il paio con le indagini delle autorità siciliana e calabrese, queste ultime sfociate nei procedimenti “morgana mammasantissima e Saggezza. In tutti i casi si evidenziano recenti episodi di infiltrazione mafiosa nella massoneria e si attualizzano gravi fatti del passato “che lasciavano supporre l’esistenza delle infiltrazioni di Cosa nostra e della ‘ndrangheta nella massoneria”.

Sempre dalla commissione Bindi

Il lavoro di indagine che abbiamo svolto in commissione Antimafia e che ha portato alla relazione su “Mafia e massoneria” ha fatto emergere qualcosa di impressionante: non solo si può, ma si deve parlare di mafia e massoneria di Stato, contro cui bisogna agire immediatamente” . A dirlo è stato Riccardo Nuti,  allora deputato M5s e membro della stessa commissione.

“Dal dossier – continua Nuti – emerge che dal 1990 a fine 2016 tra gli affiliati alle logge massoniche di Sicilia e Calabria ci sono stati ben 193 soggetti con precedenti penali per fatti di mafia. Ma il vero dramma è che negli elenchi ci sono persone iscritte che sono dentro i tribunali, dentro le forze dell’ordine, dentro il comparto militare. E parliamo solo di Sicilia e Calabria, figuriamoci nel resto d’Italia». 

Forse, il caso Castelvetrano serviva anche ai palazzi di Roma per fiaccare Renzi e il suo amico Alfano oggi presidente di una grossa struttura sanitaria lombarda? Forse. E la lotta alla mafia infiltrata nei palazzi? Chissà se la giustizia un giorno trionferà. I dati certi sono i debiti del comune, una città distrutta e nessun colpevole

Ass. verità e Giustizia

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