“Mosaico”, impugnata un’assoluzione

La Procura Generale di Palermo impugna in Cassazione l’assoluzione del favarese Calogero Bellavia per l’omicidio di Mario Jakelich e il tentato omicidio di Maurizio Di Stefano.

Lo scorso 8 giugno la Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, ha emesso la sentenza di secondo grado al processo, in abbreviato, frutto dell’inchiesta antimafia intitolata “Mosaico” ruotante su una faida a cavallo tra Favara e Liegi in Belgio. Tra l’altro sono stati cancellati gli ergastoli inflitti in primo grado ai favaresi Antonio Bellavia, 52 anni, e Calogero Bellavia, 34 anni. Nel dettaglio, Calogero Bellavia è stato assolto per l’omicidio di Mario Jakelich ucciso il 14 settembre del 2016 a Liegi e per il contestuale tentato omicidio di Maurizio Distefano. E lo stesso Bellavia è stato condannato a 20 anni di reclusione per i tentati omicidi a Favara il 23 maggio del 2017 di Carmelo Nicotra e Maurizio Distefano. Lo zio, Antonio Bellavia, anche lui condannato all’ergastolo in primo grado, è stato invece assolto da tutte le imputazioni, ovvero l’omicidio Jakelich e il tentato omicidio Distefano, ed è stato scarcerato. Ebbene, la Procura Generale, tramite il sostituto procuratore generale Maria Teresa Maligno, ha appena depositato il ricorso in Cassazione e ha impugnato l’assoluzione di Calogero Bellavia per l’omicidio di Mario Jakelich e il tentato omicidio di Maurizio Distefano, invocando l’ascolto del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, che nel marzo scorso è stato ascoltato nel processo “Mosaico” ordinario, in corso innanzi alla Corte d’Assise di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato. E tra l’altro ha affermato: “Ero il boss di Favara, e rappresentavo la famiglia Fragapane di Santa Elisabetta davanti alla commissione palermitana. Poi sono stato posato perchè Francesco Fragapane si lamentava che non arrivavano i soldi della droga. Mi sono fatto da parte perchè era molto pericoloso. Avrei potuto essere ucciso. Conosco Maurizio Distefano. Aveva il suo gruppo operativo sul territorio. Non avevamo rapporti quotidiani ma lo conosco bene”. Carmelo Bellavia è stato ucciso il 25 gennaio del 2015. L’omicidio – secondo Quaranta – è stato organizzato da Maurizio Distefano con un suo amico fidato, Carmelo Ciffa. Bellavia non avrebbe saldato a Distefano un ingente debito legato al traffico di droga. A tali dichiarazioni di Quaranta, ritenuto attendibile, non è seguito alcun provvedimento giudiziario perché mancano riscontri certi a quanto da lui dichiarato. Il 14 settembre del 2016 sarebbe stata tentata la vendetta del gruppo Bellavia contro il gruppo Distefano. E Quaranta racconta: “Distefano, inteso “Furia”, fa la spola tra Favara e il Belgio, ed è a Saint Julien, a Liegi. Ad aprire la porta di casa ai killer è un suo amico: Mario Jakelich, che si prende un colpo di pistola in testa e muore. Distefano fugge buttandosi dalla finestra dopo essere rimasto ferito da 5 colpi di arma da fuoco. Sono stati Calogero Bellavia (figlio di Carmelo) e lo zio Antonio a sparargli ed erano rammaricati per non essere riusciti a consumare la vendetta”. Il 26 ottobre del 2016 è ucciso a Favara Carmelo Ciffa, lavoratore socialmente utile del Comune, sorpreso dai sicari intento a potare delle piante innanzi ad un supermercato in corso Vittorio Veneto. E Giuseppe Quaranta racconta: “Sono stati Calogero Bellavia (figlio di Carmelo) e suo zio Antonio, a bordo di uno scooter col volto coperto da un casco integrale”. Ebbene: i due Bellavia sono stati assolti definitivamente da tale imputazione. Un’altra missione di morte per uccidere Distefano e i suoi amici si scatena il 23 maggio del 2017, a Favara, nel magazzino del favarese Carmelo Nicotra. Distefano sopravvisse nonostante fosse stato ferito, come Nicotra. I due Bellavia, Carmelo Vardaro e i fratelli Calogero ed Emanuele Ferraro, ucciso poi l’8 marzo del 2018, avrebbero tentato di vendicare ancora una volta l’omicidio di Carmelo Bellavia. E Quaranta ha raccontato: “Quella sera a qualcuno c’ammoddraru i manu. A uno è caduto il kalashnikov a terra”.

teleacras angelo ruoppolo