Su repubblica.it del 21 giugno nell’inserto “Il Gusto” troviamo un articolo che parlando dell’antica contrapposizione arancino/arancina sostiene di avere individuato la risoluzione della secolare diatriba.
Come è noto questa conosciutissima specialità gastronomica siciliana a base di riso (e tanti altri ingredienti a scelta) in Sicilia occidentale viene definita arancina e in quella orientale arancino.
Nulla di grave. In tutte le lingue del mondo alcune cose hanno più parole usate per descriverle e la soluzione, già nelle cose, sta nell’utilizzare uno dei termini a propria preferenza.
In un mondo nel quale il problema dell’identità di genere vive ben altre contrapposizioni, questa è l’unica doppia identità che non può certo suscitare polemiche.
L’autore dell’articolo (https://www.repubblica.it/il-gusto/2021/06/21/news/arancino_o_arancina_arancinu_-306170416/)
ritiene comunque di aver trovato la soluzione nella proposta della storica (e oggettivamente prelibata) pasticceria catanese Savia di eliminare maschile e femminile e sostituire il tutto con il suffisso dialettale “u”. Quindi arancinu.
Tutto a posto se non fosse che l’ipotetica soluzione è basata sull’assoluta ignoranza delle regole fondamentali della lingua siciliana (a proposito: lingua non dialetto).
In siciliano infatti finiscono in “u” le parole maschili e in “a” quelle femminili.
Quindi la frase dell’articolo “niente maschile o femminile ma il suffisso dialettale “u”, che lasciava intendere che quest’ultimo indicasse entrambi i generi, si è rivelata inconsistente.
Arancinu resta quindi maschile e a prevalenza catanese e arancina femminile e a prevalenza palermitana.
La diatriba quindi non è per nulla risolta.
Ci rimangono solo due certezze:
- La pasticceria Savia fa ottimi arancini e ottime arancine.
- Prima di scrivere forse sarebbe meglio approfondire gli argomenti.